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Geosmithia morbida

Disseccamento rameale del noce (Geosmithia morbida) e vettore (Pityophthorus juglandis)

Geosmithia morbida M. Kolařík, Freeland, C. Utley & Tisserat è un fungo ascomicete agente del disseccamento rameale del noce o malattia dei mille cancri (in inglese thousand cankers disease). A differenza di altri agenti fungini di rilevante interesse dal punto di vista fitosanitario, G. morbida ha uno specifico agente vettore, il coleottero scolitide Pityophthorus juglandis Blackman, capace di veicolarne l’inoculo e favorirne di conseguenza la dispersione nell’ambiente. Solo la coesistenza del patogeno e del suo vettore determinano la manifestazione dei sintomi propri di questa malattia.

Sebbene al momento la diffusione sia ancora piuttosto limitata, G. morbida ed il suo vettore rappresentano una minaccia per l'Europa dove storicamente il noce è stato impiegato con finalità multiple in quanto specie ornamentale, da legno e da frutto.

Geosmithia morbida ed il suo vettore P. juglandis sono originari degli Stati Uniti sud-occidentali e del Messico settentrionale. Entrambi sono stati segnalati per la prima volta in Italia nel 2013 in un impianto di noce americano (Juglans nigra L.) in Veneto; successivamente la malattia è stata segnalata anche in Piemonte, Lombardia, Toscana ed Emilia-Romagna. In Lombardia le piante infette sono state eliminate e dal 2020 non sono più state segnalate nuove infezioni.

Per maggiori informazioni sulla diffusione di G. morbida visualizza la mappa dell’EPPO.

Geosmithia morbida colonizza i tessuti dell’ospite provocando la formazione di cancri superficiali che non si sviluppano mai oltre il cambio. Esternamente sulla corteccia si osservano i fori di entrata/uscita del diametro di circa 1 mm dovuti all’azione di P. juglandis, ma a livello sottocorticale si osservano aree necrotiche dovute all’infezione fungina. L’estensione di tali aree è strettamente correlata alla suscettibilità della specie ospite colpita. I fori e i relativi cancri possono essere numerosissimi ed è per questo che si parla di “malattia dei mille cancri”. Quando i cancri si sviluppano a livello del fusto principale, l’intera pianta può andare incontro a morte anche nell’arco di 3-4 anni dalla comparsa dei primi sintomi.

Le piante colpite si possono facilmente riconoscere per la presenza di rami e rametti disseccati a partire dalle parti più alte e periferiche della chioma. Talvolta, si osservano le foglie secche “a bandiera” che restano attaccate ai rami.

Gli adulti di P. juglandis sono lunghi 1,5-1,9 mm e sono di colore bruno giallastro. Si riproducono nei tessuti sottocorticali e scavano corte gallerie nel floema in cui depongono le uova. Le larve sono prive di zampe (apode), a forma di C (melolontoidi), con il corpo bianco e la testa bruno-rossastra. Queste si sviluppano nello strato più esterno del legno dove scavano ulteriori gallerie. In Italia P. juglandis compie due generazioni all'anno e gli adulti sono attivi tra i mesi di maggio ed ottobre. Le larve mature, le pupe o i giovani adulti svernano sotto la corteccia delle piante ospiti; gli adulti sono particolarmente resistenti alle basse temperature (anche inferiori a -15°C).

Il cancro rameale colpisce numerose specie appartenenti ai generi Juglans e Pterocarya, seppur con un diverso grado di sensibilità. Al momento, la specie più suscettibile alle infezioni è il noce americano, sebbene recentemente anche il noce europeo (Juglans regia L.) abbia evidenziato un certo grado di suscettibilità.

Negli Stati Uniti il patogeno sta seriamente minacciando la sopravvivenza e la produttività delle piantagioni di noce, con gravi danni alle economie locali e nazionali. Qualora la malattia si diffondesse estensivamente anche in Europa ed in Italia, i danni potrebbero risultare altrettanto ingenti visto che il noce rappresenta storicamente una specie multifunzionale impiegata tanto come pianta ornamentale quanto come pianta da legno e da frutto.

Il patogeno si diffonde grazie all’azione vettrice di P. juglandis che può coprire distanze di circa 1,6-3,2 Km all'anno. In primavera, gli adulti dell’insetto sfarfallano da piante infette alla volta di piante sane dove iniziano a scavare gallerie di riproduzione sottocorticali trasportando con sé l’inoculo fungino (costituito da spore o frammenti di micelio) e contribuendo pertanto alla sua dispersione. Grazie all’attività di scavo delle larve, il patogeno entra a contatto con i tessuti floematici della pianta inducendo successivamente la formazione dei cancri che causano il progressivo deperimento e disseccamento dell’intera pianta fino ad indurne la morte. G. morbida è un tipico patogeno da ferita.

G. morbida ed il suo vettore possono essere trasportati passivamente su lunghe distanze o per mezzo del vento (fino a 80 Km) o più facilmente per mezzo della movimentazione di legno o scarti di lavorazione infetti nonché della commercializzazione di materiale vivaistico.

A partire dal 2014, dopo il ritrovamento di P. juglandis in provincia di Mantova, il Servizio Fitosanitario della Regione Lombardia ha attivato un monitoraggio diffuso su tutto il territorio per l’individuazione di questo scolitide e di G. morbida, anche attraverso campionamenti di legname sintomatico in differenti siti con piante ospiti.

Photogallery

Foto pubblicate sul sito dell’European and Mediterranean Plant Protection Organization (EPPO) (link) di:

  • Prof. Lucio Montecchio, Università di Padova
  • Iris Bernardinelli, ERSA - Servizio Fitosanitario del Friuli-Venezia Giulia

Non esiste attualmente una normativa specifica riguardante Geosmithia morbida.